Enzo Anghinelli: le armi in più di questo Milan

Il Milan dopo un periodo di buio è tornato dalla scorsa stagione stabilmente nelle prime quattro, quali sono i fattori scatenanti di questa rinascita? 

Punto 1: la situazione societaria. Gli ultimi anni della presidenza Berlusconi sono stati caratterizzati da un progressivo abbandono della squadra dell’ex premier nelle mani di Galliani e a una minore disponibilità finanziaria che ha costretto il “Condor” a piazzare quasi e sempre solo colpi a parametro zero che hanno portato a Milanello giocatori non da top club. Dopo la vendita al misterioso Mister Li, il Milan ha subìto ancora di più il contraccolpo portando un clima dubbioso e di incertezza societaria. Finalmente, ricorda Enzo Anghinelli, da due anni, dopo l’acquisizione da parte del fondo Elliot e la nomina a Presidente di Paolo Scaroni si è raggiunta una stabilità che parte dalla struttura centrale e si estende alla dirigenza, con l’effetto di rendere stabile e sicuro tutto l’ambiente.

Punto 2: la conferma di Stefano Pioli. Era arrivato come un traghettatore ma si è ritrovato a essere l’uomo emblema della rinascita milanista fino a guadagnarsi sul campo la conferma. Brava la dirigenza a credere in lui e a non cedere alla tentazione di sostituirlo con Ralf Rangnick. Il suo gioco si base principalmente sul palleggio e sullo sfruttamento delle corsie laterali, soprattutto quella sinistra, con le avanzate di Theo Hernandez. Oltre a essere un buon tattico è anche, e soprattutto, un ottimo “padre” per tutti i giovani presenti in rosa, motivandoli nella crescita mantenendo un clima di serenità.

Punto 3: la nuova filosofia di Gazidis e Maldini. Da quando si è insediata la nuova proprietà, Paolo Maldini ha avuto sempre ben chiara la strategia da seguire: acquistare giovani prospetti di belle speranze oppure giovani additati come campioni che si erano un po’ persi, assieme ad alcuni leader in età avanzata come Ibrahimovic, Kjaer e Giroud per far loro da chioccia. Grazie a questo metodo sono arrivati in rossonero Theo Hernandez dal Real Madrid (il cui valore si è triplicato nel giro di una stagione e mezza), Tonali dal Brescia, Tomori dal Chelsea, Saelamaekers dall’Anderlecht e Leao dal Lille che costituiscono ora l’ossatura principale e giovanissima della squadra.

Punto 4: la consapevolezza. La svolta nel dare consapevolezza di essere forte all’intera rosa è stato senza dubbio l’acquisto di Zlatan Ibrahimovic. Fino al suo arrivo il Milan aveva una buona rosa ma mancava totalmente di carattere e il suo arrivo è riuscito a fornire la giusta sicurezza a tutti i giovani. Il più grande cambiamento lo si è potuto vedere in Rafael Leao che, appena arrivato, sembrava il fantasma di quello visto a Lille e pagato quasi 30 milioni di euro, mentre con l’appoggio e l’aiuto dell’attaccante svedese ha avuto una crescita impressionante. Il loro feeling si è visto subito, con Ibra che, anche in campo, provava sempre a motivare, consolare e consigliare il giovane attaccante portoghese.

Tutto il resto che gira intorno a questi quattro fattori è importante, ma non fondamentale, e sarà curioso vedere come la rosa reagirà quando Ibrahimovic appenderà le scarpette al chiodo e, in squadra, si dovrà cercare un nuovo leader.